INTERVISTA IMPOSSIBILE A BEPPE BORELLA
TRA IRONIA E DADA
Testo a cura di Stefano Bianchi – Ponti x l’Arte Associazione Culturale
IL DADO É TRATTO
Testo a cura di Anna Facchinetti
IL LINGUAGGIO TRASVERSALE DELLE SCULTURE DI BEPPE BORELLA
Testo a cura di Francesca Baccalà
Intervista a cura di Damir Zubcic
Alcuni pensano in contrario, affermando che la sua produzione sia ben mirata e legata a un filo rosso che proviene dal mondo d’infanzia, dove ogni opera è un monumento solido, probante: un tentativo di arrestare la fugace corsa del tempo che racchiude l’età d’oro infantile, l’unica che testimonia la nostra totale completezza psicofisica.
B.B.
“I carri armati, ecco i carri armati! sono la mia vera ossessione: potenti e vulnerabili al massimo grado, calpestatori e calpestabili in un istante fulmineo, sempre mortale. Sono le tartarughe che portano il firmamento e la terra nel loro carapace, caparbiamente, verso un destino fatale, lacerato. Dilaniatori di sé stessi.
D.Z.
“Pinocchio aveva una vita sessuale?”
B.B.
“Pinocchio è sempre visto come un essere asessuato: un idiota (nel senso dostoievskiano) di legno che esotericamente cresce passando per i vari stati iniziatici. Ma la sessualità, dov’è?
Proprio quella sessualità, il perpetuum mobile di conoscenza che già d’infanzia interrompe sulla scena della nostra vita?
Il Pinocchio non verginello, ma fanciullo-uomo solare, creatore di se stesso.”
D.Z.
“La nostra realtà, la vita vissuta è segnata da una mollezza palpabile?”
B.B.
“Siamo appesi a una gigantesca molletta: la chiamano Vita, lo Stato o Dio, la cui presa man mano si indebolisce. Essa testimonierà la nostra vertiginosa caduta nell’abisso, nell’Ignoto dove una volta caduti, il saper nuotare non sarà un’arte facoltativa.
D.Z.
“Numerose persone nella nostra civiltà non credono nel paradiso?”
B.B.
“Che cos’è il paradiso? [Welcome to Paradise!]
Etimologicamente un giardino recintato. E perché no uno stadio di calcio o una piattaforma labirintica arcade del video gioco, dove si gioca a ottenere il massimo punteggio, quel Perfect Score, il punteggio perfetto di 3.333.360 punti.
Il paradiso non è la spiaggia tropicale, la distesa di sabbia calda.
Lo contemplo come il labirinto, certamente non abitato dal terribile Minotauro, ma pur sempre il labirinto nel quale bisogna impegnarsi, mettendo in gioco noi stessi. Siamo PAC-man ovvero la Pallina d’Arte Contemporanea, gialla e veloce, la vincitrice come il sole che brucia i fantasmi pericolosi.
TABLEAUX SCULPTURES
Testo a cura di Stefano Bianchi
È dell’umorista americano Arthur Bloch, autore del libro La legge di Murphy: «La scultura è quella cosa contro la quale vai a sbattere, in un museo, quando fai due passi indietro per guardare meglio un quadro».
Bene.
Borella si trova talmente a proprio agio con il marmo, l’onice, la quarzite; padroneggia e scolpisce a tal punto la materia, da permettersi il lusso di appenderla alle pareti.
Di trasformarla in Tableaux Sculptures.
Preziosi quadri sculture, come quelli esposti lo scorso anno a Parigi e questi, che state osservando e ammirando.
L’artista lombardo parte da una superficie monocromatica (naturale o smaltata), la incide o la buca fino a creare le serie Orbite, Depth, Double Sign, Color, Spazi e Tagli che s’ispirano e reinterpretano l’arte Ottico-Cinetica, la Pittura Analitica, lo Spazialismo, le Estroflessioni.
E sulla superficie, ogni volta, convivono visibile e invisibile, luci e ombre, idea e realizzazione.
Vi sono poi Orbite, Epicentri e Spazi, minuziosamente incorniciati, dove Borella evidenzia le nervature del marmo; oppure (nelle ControNature) dove l’incisione spezza o esorcizza la nervatura stessa.
In entrambi i casi, a prima vista, la contemporaneità del marmo si confronta con l’antichità delle cornici in legno.
Nella realtà, i ruoli si ribaltano: è la storia del marmo, millenaria, a rendere contemporanee le cornici.
TESTO A CURA DI MONIA MALINPENSA
SCHERZI D’OMBRE E MATERIA
A cura di Cristian Bonfanti e Mariangela Peroni
La materia è possente e viva e nasconde in se ciò che l'artista ha il compito di liberare.
Beppe Borella sente il bisogno di entrare nelle venature del marmo, di scalfire il granito e modellare la pietra, instaurando con essi un rapporto empatico.
L'incontro con Giuseppe Uncini fu il suo primo contatto con il mondo della scultura, da cui l'interesse a documentarsi sul lavoro di autori contemporanei: da Boccioni a Fontana, da Burri a Pomodoro, fino a Castellani e a Piero Manzoni. Artisti che hanno saputo ispirare in differenti modi l'approccio al mondo dell'arte di Beppe Borella. E' soprattutto Manzoni che con l'ilarità, il paradosso, la provocazione e la genialità delle sue opere, innesca il bisogno di sperimentare nuove idee.
Ogni materiale può scherzare e "divertirsi" con la creatività innata di Beppe Borella che arriva a considerarne ogni colore, forma e consistenza, un potenziale elemento che, interagendo con l' "idea", da forma all'opera d'arte.
E' così che nascono moduli infiniti e giochi d'ombre che trasportano la memoria di chi osserva a ricreare, grazie alla lavorazione di pietra e marmo, minuscoli paesaggi e rimandi ad altri elementi naturali. In alcune opere si ritrova il bisogno di oltrepassare la superficie per andare al fondo della materia senza alterarne la sostanza; in altre, con un chiaro richiamo a Boccioni, la dispersione delle forme all'interno dello spazio plasma la pietra mantenendone inalterata la natura.
Ogni opera ha quindi in se la scoperta di nuove forme e nuove idee.